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dell'impero romano cap. xxxii 305

tore, perchè ne ratificasse ed eseguisse il giudizio, ed insinuò caritatevolmente, che poteva sottoporsi alla pena di lesa Maestà l’audace predicatore, che aveva ingiuriato, sotto il nome di Gezabella, l’Imperatrice Eudossia medesima. L’Arcivescovo fu duramente arrestato, e condotto per la città da uno degl’Imperiali messaggi, che dopo una breve navigazione lo fece sbarcare vicino all’ingresso dell’Eussino; di dove, prima che spirasser due giorni, gloriosamente fu richiamato.

Il primo stupore del fedele suo Popolo l’avea reso muto e passivo; ad un tratto però sollevossi con unanime ed irresistibil furore. Teofilo potè fuggire; ma la promiscua folla di monaci e di marinari Egiziani fu senza pietà trucidata nelle strade di Costantinopoli1. Un opportuno terremoto giustificò l’interposizione del Cielo; il torrente della sedizione correva verso le porte del palazzo; e l’Imperatrice, agitata dal timore o dal rimorso, gettossi ai piedi d’Arcadio, e confessò, che la pubblica salvezza dipendeva dal richiamo del Grisostomo. Il Bosforo era coperto d’innumerabili barche, le rive dell’Europa e dell’Asia erano illuminate con profusione, e le acclamazioni di

  1. Palladio confessa (p. 30) che se il popolo di Costantinopoli avesse trovato Teofilo, sicuramente l’avrebbe gettato nel mare. Socrate fa menzione (l. VI. c. 17) d’una pugna seguita fra la plebe ed i marinari d’Alessandria, in cui molti restaron feriti, ed alcuni perderon la vita. Il macello de’ Monaci si riporta solamente dal Pagano Zosimo (l. V. p. 324), il quale osserva, che il Grisostomo aveva un singolar talento per condurre l’ignorante moltitudine, ην γαρ ο αντροπος αλογον οχλον υπαγαγεθαι θεινοε. Era egli un uomo valente per trarre l’irragionevole turba.