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dell'impero romano cap. xxxii |
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i Magistrati, i Ministri, gli Eunuchi favoriti, le dame della Corte1, l’istessa Imperatrice Eudosia avevano da dividere una molto maggior parte di colpa fra un minor numero di rei. Le personali applicazioni della udienza venivano anticipate o confermate dalla testimonianza della lor propria coscienza; e l’intrepido predicatore assumeva il pericoloso diritto d’esporre tanto la colpa quanto chi la commetteva, alla pubblica esecrazione. Il segreto risentimento della Corte incoraggiò il malcontento del Clero e dei Monaci di Costantinopoli, che si crederono con troppa fretta riformati dal fervente zelo del loro Arcivescovo. Aveva egli condannato dal pulpito le donne domestiche del Clero di Costantinopoli, che sotto il nome di serve o di sorelle davano una perpetua occasione di peccato o di scandalo. I taciti e solitari Ascetici, che si eran separati dal Mondo, avevan diritto alla più forte approvazion del Grisostomo; ma esso disprezzava e notava come un disonore della santa lor professione quella folla di traviati Monaci, che per qualche indegno motivo di piacere o di lucro sì spesso infestavan le strade della Capitale. Alla voce della persuasione, l’Arcivescovo fu costretto ad aggiungere i terrori dell’au-
- ↑ Le donne di Costantinopoli si distinsero per la nemicizia o per l’attacco loro al Grisostomo. Tre nobili e ricche vedove, Marsa, Castricia ed Eugrafia, erano le condottiere della persecuzione: Pallad. Dialog. Tom. XIII. p. 14. Era impossibile, che esse perdonassero ad un Predicatore, che rimproverava loro l’affettazione di nascondere con gli ornamenti delle vesti l’età e la bruttezza loro; Pallad. p. 27, Olimpia, con un uguale zelo, impiegato in una causa più pia, ha ottenuto il titolo di Santa. Vedi Tillemont Mem. Eccles. T. XI. pag. 416-440.