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storia della decadenza |
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e di un vento favorevole, uscirono fuori strette in buon ordine e con irresistibil vigore; e l’Ellesponto restò coperto dai frammenti del Gotico naufragio. Dopo la distruzione delle sue speranze, e la perdita di molte migliaia dei suoi più bravi soldati, Gaina, che non poteva più aspirare a governare e a soggiogare i Romani, si determinò a riassumer l’indipendenza d’una vita selvaggia. Un leggiero ed attivo corpo di cavalleria Barbara, senza il peso dell’infanteria e del bagaglio, potea fare in otto o in dicci giorni una marcia di trecento miglia dall’Ellesponto al Danubio1; le guarnigioni di quell’importante frontiera appoco appoco erano state ridotte a niente, il fiume nel mese di Decembre doveva esser fortemente gelato; ed aprivasi all’ambizion di Gaina l’illimitato prospetto della Scizia. Fu segretamente comunicato questo disegno alle truppe nazionali, che abbracciarono la fortuna del lor Capitano; ed avanti che si desse il segno della partenza fu perfidamente ucciso un gran numero di ausiliari provinciali, di cui sospettava l’affetto al nativo loro paese. I Goti si avanzarono con rapide marce per le pianure della Tracia; e presto si trovaron liberi dal timore d’esser inseguiti per la vanità di Fravitta, che invece di finir la guerra, s’affrettò a godere l’applauso del Popolo, ed a ricevere i pacifici onori del Consolato. Ma comparve in armi un formidabile alleato a vendicar la maestà dell’Impero, ed a guar-
- ↑ Chishull (viaggi p. 61, 72, 73, 76) passò da Gallipoli per Adrianopoli al Danubio in circa quindici giorni. Egli era nel seguito d’un ambasciatore Inglese, il bagaglio del quale occupava settantuno carri. Quest’erudito viaggiatore ha il merito d’aver descritto una curiosa e non frequentata strada.