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dell'impero romano cap. xxxii |
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mano, ove sussistè per la precaria pietà dei Barbari, finattantochè non potè ottenere, dopo la caduta d’Eutropio, un esilio più dolce a Sidone nella Fenicia. La distruzione di Timasio1 richiedeva un metodo di attacco più serio e più regolare. Questo grande ufiziale, Generale degli eserciti di Teodosio, avea segnalato il suo valore con una decisiva vittoria, che ottenne contro i Goti della Tessaglia; ma egli era troppo inclinato, ad esempio del suo Sovrano, a godere del lusso nella pace, e ad abbandonarsi confidentemente a malvagi e intraprendenti adulatori. Timasio avea disprezzato la pubblica voce, promuovendo Bargo, infame suo dipendente, al comando d’una coorte; e meritò di provarne l’ingratitudine, essendo Bargo stato segretamente instigato dal favorito ad accusare il suo padrone d’una perfida cospirazione. Il Generale fu tratto avanti al Tribunale d’Arcadio medesimo; ed il principal Eunuco stava da un lato del trono, a suggerir le questioni e le risposte al suo Sovrano. Ma siccome questa forma di processo avrebbe potuto credersi parziale ed arbitraria, fu delegata l’ulteriore investigazione sul delitto di Timasio a Saturnino e a Procopio, il primo di grado consolare, e l’altro tuttavia rispettato come suocero dell’Imperator Valente. La brusca onestà di Procopio fece mantener
- ↑ Suida ha fatto una pittura molto svantaggiosa di Timasio, tratta probabilmente dall’istoria d’Eunapio. La descrizione del suo accusatore, de’ giudici, del processo perfettamente conviene alla pratica delle Corti antiche e moderne. Vedi Zosimo L. V. p. 298, 299, 300. Io son quasi tentato a citare il romanzo d’un gran maestro (Fielding. oper. vol. IV. p. 49. etc. 80) che si può considerare come l’istoria della natura umana.