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280 | storia della decadenza |
sione1.Questi (continuava lo sdegnato Poeta) sono i frutti del Romano valore, della disfatta d’Antioco, e del trionfo di Pompeo„. Questa venale prostituzione dei pubblici onori assicurava l’impunità dei futuri delitti; ma le ricchezze, che Eutropio traeva dalla confiscazione, erano già contaminate dall’ingiustizia, mentre era permesso accusare e condannare i proprietari dei beni, che egli era impaziente di confiscare. Fu sparso del sangue nobile per mano dell’esecutore; ed eran piene le più inospite estremità dell’Impero di esuli innocenti ed illustri. Fra i Generali e Consoli dell’Oriente, Abbondanzio2 avea ragion di temere i primi effetti dello sdegno d’Eutropio. Egli era reo dell’imperdonabil delitto d’aver introdotto quel vile schiavo nel palazzo di Costantinopoli: e bisogna concedere qualche sorta di lode ad un potente ed ingrato favorito, che si contenta della disgrazia del suo benefattore. Abbondanzio, per mezzo d’un rescritto Imperiale, fu spogliato de’ molti suoi beni, e bandito a Pitio sull’Eussino, ultima frontiera del Mondo Ro-
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.... certantum saepe duorum
Diversum suspendit onus; cum pendere Judex
Vergit, ut in geminias nutat provincia lances. - ↑ Claudiano (l. 154, 120) fa menzione della colpa e dell’esilio d’Abbondanzio, nè poteva mancare di citar l’esempio dell’artefice, che fece la prima esperienza del Toro di bronzo, che presentò a Falaride. Vedi Zosimo L. V. p. 302 Girolam. Tom, I. p. 26. Può facilmente conciliarsi la differenza del luogo; ma l’autorità decisiva d’Asterio d’Amusea (Orat. 4. p. 76. ap. Tillemont Hist. des Emper, Tom. V. p. 435) deve far pendere la bilancia in favore di Pitio.