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Resta ora a vedersi se veramente un piccol numero di tempj rimase protetto dalla distruttiva rabbia del fanatismo. Certo è che se rimasero in piedi per tutto l’Impero Romano i due soli accennati dal Sig. Gibbon, cioè il tempio della Venere Celeste a Cartagine, ed il Panteon a Roma, il numero per esser plurale, non può idearsi più piccolo. Io però non so di leggieri persuadermi, che fosser sì pochi, quand’Onorio ordinò1 = Aedes inclitis rebus vacuas... ne quis conetur evertere; decernimus enim, ut aedificiorum quidem sit integer status: nè che fosse insolentemente trasgredita una legge fatta in ispecial modo per l’Affrica, ove quanto fosser fanatici i Vescovi, lo avete veduto di sopra. Altrimenti dovettero rendersi ben ridicoli i due Imperatori fratelli Arcadio ed Onorio stesso, quando nove anni dopo con altra legge (e questa universale) ordinarono2, che i tempj pubblici in civitatibus, vel oppidis, vel extra oppida si riducessero ad uso pubblico; che gli esistenti nelle possessioni Imperiali si trasferissero in utili usi, e si demolissero i soli privati: ed assai più ridicolo dovette mostrarsi Teodosio II, comandando colla sua legge dell’anno 426, che i tempj di ogni maniera, i quali tuttora contro le anzidette sanzioni rimanevano intatti3, si spogliassero di qualsivoglia superstizione, e col venerabil segno della S. nostra Religione si espiassero. Il Com-
- ↑ Leg. 18. T. de Pagan. etc. C. Theod. T. 6. Il Gotof. attribuisce il motivo di questo legge all’attentato dei Conti Giovio e Gaudenzio. Vedi il Com. p. 320.
- ↑ Leg. 19, ibid.
- ↑ Leg. 25, ivi Vedi il Com. del Gotofr.
fidelibus. S. Greg I. Lib. 1 Hom. IV. in Evang. § 3 Lib. 2 Hom 29 §. 4. Moral. L. 27. C. 37. §. 3. Tom. I. Ed. Paris.