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dell'impero romano cap. xxix. |
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per ordine ed in presenza di esso, lo batteron sul collo con strisce di cuoio armate di piombo; e quando per la violenza del tormento incominciava a mancare, fu chiuso in una lettiga, ed allontanato per nascondere le sue agonie di morte agli occhi della sdegnata città. Appena ebbe Ruffino eseguito quest’atto inumano, che era l’unico oggetto della sua spedizione, tornò fra le segrete e profonde maledizioni d’un tremante popolo da Antiochia a Costantinopoli; e fu accelerata la sua diligenza dalla speranza di celebrar senza dilazione le nozze della sua figlia coll’Imperator dell’Oriente1.
Ma Ruffino sperimentò ben presto, che un prudente Ministro dovrebbe assicurarsi costantemente del reale suo schiavo per mezzo della forte, quantunque invisibile, catena dell’abitudine; e che il merito, e molto più facilmente il favore dell’assente si cancella in breve tempo dalla mente d’un capriccioso e debol Sovrano. Mentre il Prefetto soddisfaceva in Antiochia la sua vendetta, una segreta cospirazione degli eunuchi favoriti, diretta da Eutropio gran Ciamberlano, rovinava i fondamenti del suo potere nel palazzo di Costantinopoli. Scuoprirono essi, che Arcadio non era inclinato ad amare la figlia di Ruffino, che senza suo consenso gli si era destinata per moglie, e pensarono di sostituire in luogo di lei la bella Eudossia, figlia di Bautone2, Generale de’ Franchi al servizio di Roma, la
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. . . . Caetera segnis;
Ad facinus velox; penitus regione remotas
Impiger ire vias . . . . . .
Quest’allusione di Claudiano (in Rufin., I. 241.) parimente si spiega dalla circostanziata narrazione di Zosimo, lib. V. p. 288.
- ↑ Zosimo (l. IV. 243.) loda il valore, la prudenza, e l’inte-