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dell’impero romano cap. xxxi. 203

lamità di Roma e dell’Italia1; i ribelli attentati di Attalo e d’Eracliano contro la sua personale salvezza svegliarono per un momento il trepido istinto della sua natura. Egli probabilmente ignorava le cause e gli eventi, che lo preservarono da questi imminenti pericoli; e siccome l’Italia non era più invasa da veruno esterno o interno nemico, ei pacificamente se ne stava nel palazzo di Ravenna, mentre i Tiranni di là dalle alpi venivano replicatamente vinti dai luogotenenti, ed in nome del figlio di Teodosio2. Nel corso d’una interessante e feconda narrazione potrei forse dimenticarmi di notar la morte di un tal Principe; onde prenderò la precauzione d’osservare in questo luogo, che ei sopravvisse circa tredici anni all’ultimo assedio di Roma.

[A. 409-413] L’usurpazione di Costantino, che ricevè la porpora dalle legioni della Britannia, era stata fortunata e pa-

  1. Io ho sdegnato di far menzione d’un molto sciocco e probabilmente falso racconto (Procop., de Bell. Vandal. l. 1 c. 2), che Onorio si pose in agitazione per la perdita di Roma, finattantochè non seppe, che non era un pollo suo favorito di tal nome, ma solamente la Capitale del Mondo che s’era perduta. Pure anche quella storia fa qualche prova della pubblica opinione.
  2. I materiali per le vite di tutti questi Tiranni son presi da sei Istorici contemporanei, due Latini e quattro Greci: Orosio l. VII. c. 42. p. 581, 582, 583. Renato Profuturo Fregerido ap. Gregor. Turon. lib. II, c. 9 negl’Istorici di Francia Tom. II. p. 165, 166. Zosimo lib. VI, p. 307, 371. Olimpiodoro ap Fozio pag. 180, 181, 184, 185. Sozomeno l. IX. c. 12, 13, 14, 15, e Filostorgio lib. XII. c. 5, 6 con le dissertazioni del Gotofredo p. 477-481, oltre le quattro Croniche di Prospero Tirone, di Prospero d'Aquitania, d’Idazio e di Marcellino.