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un onorevole stato e da una prospera fortuna furono in un tratto ridotti alla misera condizione di schiavi e di esuli. Siccome ai Barbari tornava più comodo il danaro che gli schiavi, essi fissarono ad un prezzo moderato il riscatto dei bisognosi lor prigionieri, che fu agevolmente pagato dalla benevolenza dei loro amici, o dalla carità degli stranieri1. Gli schiavi, che regolarmente furon venduti o in aperto mercato, o per privato contratto, avrebbero legittimamente ricuperato la nativa lor libertà, che era impossibile per un cittadino di perdere o d’alienare2. Ma siccome si venne tosto in cognizione, che la pretensione della libertà posto avrebbe in pericolo le loro vite; e che i Goti, qualora non fossero stati tentati a vendere gl’inutili lor prigionieri, si sarebbero mossi ad ucciderli, così la civile Giurisprudenza era già stata moderata da un savio regolamento, che essi fossero obbligati a servire pel discreto termine di cinque anni, finattantochè avessero col proprio lavoro pagato il prezzo della lor redenzione3. Le nazioni, che invasero l’Impero Romano, avevan cacciato avanti di loro in Italia delle intiere truppe di Provinciali famelici e spaventati, che meno apprendevano la schiavitù che la fame. Le calamità dell’Italia e di Roma ne dispersero gli abitanti ne’ più solitari, sicuri, e distanti luoghi di rifugio.

  1. Multi... Christiani in captivitatem ducti sunt, August. De Civ. Dei l. I. c. 14, ed i Cristiani non furon soli a soffrir quei travagli.
  2. Vedi Hein., Antiq. Jur. Rom. Tom. I. p. 96.
  3. Append. Cod. Theod. XVI. nelle opere del Sirmondo Tom. I. p. 735. Quest’editto fu pubblicato gli 11 di Dicembre dell’anno 408, ed è troppo ragionevole, perchè possa propriamente attribuirsi a’ ministri d’Onorio.