Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/18

12 storia della decadenza


[A. 395] Il carattere di Teodosio obbligò il suo Ministro all’ipocrisia, che mascherò, ed alle volte impedì l’abuso del potere; e Ruffino temeva di sturbare l’indolente sonnolenza di un Principe tuttavia capace di far uso dell’abilità e della virtù, che innalzato l’avevano al trono1. Ma l’assenza, e poco dopo, la morte dell’Imperatore confermò l’assoluta autorità di Ruffino sulla persona e gli stati d’Arcadio, giovane debole, che l’orgoglioso Prefetto considerava come suo pupillo, piuttosto che suo Sovrano. Non curando la pubblica fama, soddisfaceva egli le proprie passioni senza rimorso e senza resistenza; ed il maligno e rapace suo spirito rigettava qualunque passione che avesse potuto contribuire alla propria gloria, o alla pubblica felicità. L’avarizia di lui2, che sembra esser prevalsa nella corrotta sua mente sopra ogni altro sentimento, tirò a se la ricchezza dell’Oriente per mezzo dei varj ar-

  1. Montesquieu (Espr. des Loix l. 12 c. 12) loda una legge di Teodosio indirizzata al Prefetto Ruffino (lib. IX. Tit. IV. leg. unic.) per incoraggiare l’accusa delle parole contro il Principe o contro la Religione. Una legge tirannica prova l’esistenza della tirannia; ma un editto lodevole può solamente contenere le speciose proteste, o le inefficaci brame del Principe o dei suoi Ministri. Ho paura, che questo sia un giusto, sebbene mortificante, canone di critica.
  2. . . . . . . . . Fluctibus auri
    Expleri ille calar nequit
    . . . . . . . . . . . . . . . .
    Congestae cumulantur opes, orbisque rapinas
    Accipit una domus
    ......

    Questo carattere (Claudian. in Ruffin. 2. 184-220) vien confermato da Girolamo, testimone disinteressato (dedecus insatiabilis avaritiae Tom. I ad Heliodor. p. 26), da Zosimo (l. V. p. 286) e da Suida, che copiò l’istoria d’Eunapio.