|
dell’impero romano cap. xxxi. |
161 |
stato della sua fortuna. Il Barbaro aspirava sempre al posto di Generale degli eserciti dell’Occidente; stipulò un annuo sussidio di danaro e di grano; e scelse le Province della Dalmazia, del Norico, e di Venezia per sede del suo nuovo regno, che avrebbe dominato l’importante comunicazione fra l’Italia e il Danubio. Se poi non si fossero accettate queste moderate proposizioni, Alarico si dimostrava disposto a recedere dalle sue domande di danaro, ed anche a contentarsi del possesso del Norico, esausto e povero paese, perpetuamente esposto alle scorrerie dei Barbari della Germania1. Ma le speranze della pace andarono a male per la debole ostinazione, o per le interessate mire del Ministro Olimpio. Senz’ascoltare le salutevoli rappresentanze del Senato, ne rimandò gli ambasciatori con una scorta militare, troppo numerosa per un seguito d’onore, troppo debole per un’armata di difesa. Fu ordinato a seimila Dalmati, che erano il fiore delle Legioni Imperiali, che marciassero da Ravenna a Roma per mezzo ad un’aperta campagna, che era occupata dalle formidabili forze dei Barbari. Questi bravi legionarj, circondati e traditi, sacrificati furono alla follìa ministeriale. Valente, lor Generale, con cento soldati fuggì dal campo di battaglia; ed uno degli Ambasciatori, che non poteva più invocare la protezione del diritto delle genti, fu costretto a comprar la sua libertà col riscatto di trentamila monete d’oro. Ciò non ostante Alarico, invece d’adirarsi per tal atto d’impotente ostilità, immediatamente rinnovò le sue proposizioni di pace, e la seconda ambasceria del Senato Romano, a cui dava peso e dignità la
- ↑ Zosimo, lib. V. p. 367, 368, 369.