Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/118

112 storia della decadenza

i meriti e i difetti di esso, dovrem confessare che Claudiano nè soddisfa nè impone silenzio alla nostra ragione. Non potrebbe facilmente prodursi un passo di lui, che meriti l’epiteto di sublime o di patetico; nè scegliersi un verso che tocchi il cuore, o estenda l’immaginazione: invano si cercherebbero ne’ poemi di Claudiano la felice invenzione e l’artificial condotta di una favola che interessi, o la giusta e vivace pittura dei caratteri e delle situazioni della vita reale. Secondo le occasioni, faceva in servigio del suo Protettore dei panegirici e delle invettive: e il disegno di tali schiave composizioni favoriva la sua inclinazione in eccedere i limiti del vero e della natura. Queste imperfezioni però sono in qualche modo compensate dalle poetiche qualità di Claudiano. Egli era dotato del raro e prezioso talento d’elevare i più mediocri, d’adornare i più sterili, e di variare i più uniformi argomenti: il suo colorito, specialmente nella poesia che descrive, è splendido e molle; e rare volte manca di far pompa, ed anche abuso de’ vantaggi d’un coltivato intelletto, d’una copiosa fantasia, d’una facile ed alle volte vigorosa espressione, e d’una sempre fluida ed armoniosa versificazione. A queste lodi, indipendenti da ogni circostanza di tempo o di luogo, si deve aggiungere il merito particolare, che trasse Claudiano dalla sfavorevole condizione della sua nascita. Nella decadenza delle arti e dell’Impero, un Egiziano1, ch’era stato educato da un Greco, assunse in età matura l’uso famigliare, ed

  1. La vanità nazionale ha voluto farlo passare per Fiorentino o Spagnuolo. Ma la prima lettera di Claudiano prova, ch’egli era nativo d’Alessandria; Fabric. Bibl. Lat. T. III. p. 191-202, Ed. Ernest.