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dell'impero romano cap. xxx. | 109 |
del Cristianesimo, che suo padre avea costantemente professato, e sostenuto con zelo1. Serena aveva tolto il suo magnifico monile dalla statua di Vesta2; ed i Pagani esecravano la memoria del sacrilego Ministro, per ordine del quale i libri Sibillini, ch’erano gli oracoli di Roma, erano stati dati alle fiamme3. L’orgoglio e la potenza di Stilicone formarono il suo vero delitto. Una virtuosa ripugnanza a spargere il sangue de’ suoi concittadini sembra che contribuisse al successo dell’indegno rivale di lui; e forma l’ultima umiliazione del carattere d’Onorio il non avere la posterità neppure condisceso ad attribuire ad esso una vile ingratitudine verso il tutore della sua gioventù ed il sostegno del proprio Impero.
Nella serie dei dipendenti, la ricchezza e dignità dei quali s’attirò il riguardo dei contemporanei, vien eccitata la nostra curiosità dal celebre nome del poeta Claudiano, che godeva il favore di Stilicone e che restò oppresso nella rovina del suo Signore. I titolari ufizi di Tribuno e di Notaro fissavano il suo grado nella Corte
- ↑ Agostino medesimo è contento dell’efficaci leggi, che Stilicone avea pubblicato contro gli Eretici e gli idolatri, e che tuttavia sussistono nel Codice Teodosiano. Ei solo prega Olimpio a confermarle. Baron. Annal. Eccles. an. 408. n. 19.
- ↑ Zosimo l. V. p. 351. Noi possiamo osservare il cattivo gusto di quei tempi nell’ornare le statue con tali inetti abbigliamenti.
- ↑ Vedi Rutilio Numaziano (Itiner. l. II. 41. 60), al quale il religioso entusiasmo ha dettato alcuni eleganti e vigorosi versi. Stilicone tolse ancora le lastre d’oro dalle porte del Campidoglio, e lesse una profetica sentenza, che era incisa sotto di quelle (Zosimo l. V. p. 352). Quelle sono vane istorie; l’accusa però d’empietà aggiunge peso e credito alla lode che Zosimo dà con ripugnanza alle sue virtù.