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dell'impero romano cap. xxv. 85

trionfo dei Romani, strangolandosi da se stesso la notte. Il suo cadavere, unico presente che Igmazen potè offerire all’Imperatore, fu con disprezzo gettato sopra un cammello; e Teodosio riconducendo le sue vittoriose truppe a Sitifi, fu salutato dalle più vive acclamazioni di gioia e di fedeltà1.

[A. D. 376] S’era perduta l’Affrica pe’ vizi di Romano e ricuperata per le virtù di Teodosio: ora la nostra curiosità può vantaggiosamente occuparsi in investigare il trattamento che i due Generali rispettivamente ottennero dalla Corte Imperiale. Era stata sospesa l’autorità del Conte Romano dal Comandante generale della cavalleria; egli era stato posto in sicura ed onorevol custodia fino al termine della guerra. I suoi delitti eran dimostrati con le più autentiche prove; ed il pubblico aspettava con impazienza il decreto di una rigorosa giustizia. Ma il parziale e potente favore di Mellobaude l’animò a ricusare i legittimi suoi giudici, ad ottenere replicate dilazioni a fine di procurarsi una folla di favorevoli testimonianze, e finalmente a cuoprire la rea sua condotta coll’altro delitto della frode e della finzione. Verso il medesimo tempo, il restauratore della Britannia e dell’Affrica, sopra un incerto sospetto, che il nome ed i servigi di lui fossero superiori al grado di suddito, fu ignominiosamente decapitato a Cartagine. Non regnava più Valentiniano; e la morte di Teodosio non meno che l’impunità di Romano si può giustamente attribuire alle arti

  1. Ammiano XXIX. 5. Il testo di questo lungo capitolo (di quindici pagine in quarto) è mutilato e corrotto; e la narrazione è ambigua per mancanza d’indicazioni cronologiche e geografiche.