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dell'impero romano cap. xxv. 67

nico, del canale Britannico, e della baia di Biscaglia. La chiglia delle lor larghe e piatte barche era formata di leggiero legname; ma i lati e le opere morte non eran che di vimini con una coperta di forti pelli1. Nel corso delle tarde loro e distanti navigazioni dovettero sempre trovarsi esposti a’ pericoli, e molto spesso alla disgrazia del naufragio, e gli annali marittimi dei Sassoni furon senza dubbio ripieni di ragguagli delle perdite che essi fecero sulle coste della Britannia e della Gallia. Ma l’audace spirito dei pirati affrontò i pericoli tanto del mare che del lido; la lor perizia fu confermata dall’abitudine delle imprese; l’infimo dei loro marinari era ugualmente capace di maneggiare un remo e d’alzare una vela, che di regolare un vascello; ed i Sassoni si rallegravano all’aspetto d’una tempesta, che occultava i loro disegni, e dispergeva le flotte nemiche2. Dopo d’aver acquistato un’esatta cognizione delle Province marittime d’Occidente, estesero più oltre le loro depreda-

  1. Quin et Aremoricus piratam Saxona tractus.....
    Sperabat; cui pelle salum sulcare Britannum
    Ludus; et assuto glaucum mare findere lembo.

    Sidon. in Panegyr. Avit. 369.

    Il genio di Cesare imitò in una particolare occasione quei rozzi ma leggieri vascelli, che s’usavano ancora dagli abitanti della Britannia (Comment. de Bello Civ. I. 51) e Guichardt (Nouv. Memoir. milit. Tom. II. p. 41. 42). Le navi Britanniche farebbero al presente stupire il genio di Cesare.

  2. Posson trovarsi le migliori notizie originali, rispetto ai pirati Sassoni, appresso Sidonio Apollinare (l. VIII. Epist. VI. p. 223, edit. Sirmond.), ed il miglior Commentario appresso l’Abb. du Bos (Hist. crit. de la Monar. Fran. Tom. I. l. I c. 16. p. 148-155. Vedi anche p. 78. 79).