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dell'impero romano cap. xxv. 41

l’Oriente1. Sembra che Valentiniano fosse meno attento ed ansioso di sollevare i pesi del suo popolo. Potè in vero riformare gli abusi dell’amministrazione fiscale, ma esigeva senza scrupolo una gran parte dei beni dei privati, essendo convinto, che le rendite, le quali sostenevano il lusso degl’individui, si sarebbero con molto maggior vantaggio impiegate nel difendere e migliorare lo Stato. I sudditi Orientali, che abitualmente godevano il benefizio della condotta del loro Principe, applaudivano alla beneficenza di esso, e la seguente generazione sentì e riconobbe il solido, quantunque meno splendido, merito di Valentiniano2.

[A. D. 364-375] Ma la più onorevol particolarità del carattere di Valentiniano è quella costante e moderata imparzialità, che egli sempre mantenne in un tempo di religiose contese. Il suo buon senso, non illuminato in vero, ma neppure corrotto dallo studio, evitava con rispettosa indifferenza le sottili questioni Teologiche. Il governo della Terra esigeva la sua vigilanza, e soddisfaceane l’ambizione; e nel tempo che si rammentava d’esser discepolo della Chiesa, non si dimenticò mai che era Sovrano del Clero. Nel regno d’un Apo-

  1. Tre versi d’Ammiano (XXXI. 14) equivalgono a tutta una orazione di Temistio (VIII. p. 101-120.) piena di adulazione e pedanteria e di luoghi comuni di Morale. L’eloquente Thomas (Tom. I, p. 336-396) si è dilettato nel celebrar le virtù ed il genio di Temistio che non fu indegno del secolo, nel quale visse.
  2. Zosimo l. IV. p. 102, Ammiano XXX. 9. La riforma, che ei fece, di dispendiosi abusi, potè dargli diritto alla lode, in provinciales admodum parcus, tributorum ubique molliens sarcinas. Alcuni chiamavano avarizia la sua frugalità: Girolam. Cronic. p. 186.