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ciò che avvi di buono, quantunque abbia relazione al racconto già incominciato: anzi egli dee attribuire le belle e notabili azioni ad una cagione viziosa, interpretarne sinistramente i disegni, e sempre crederne il peggio, od almen sospettarlo1. Per questo appunto l’A. attribuisce ad alterezza ed orgoglio in S. Basilio l’elezione che fece di Gregorio al Vescovado di Sasima, e la ripugnanza di questo per Sasima e per Nazianzo ad emulazione ed invidia, ed alla cognizione, che aveva di meritare altra udienza ed altro teatro: perciò vuol che Gregorio stesso descriva il proprio buon successo nella predicazione con qualche umana compiacenza, tuttochè nel medesimo luogo ei protesti2 di non insuperbirsene neppur in sogno; nè sa decidere se l’orgoglio o l’umiltà lo inducesse a ceder la cattedra di Costantinopoli e per questo istesso, invece di osservare, che generalmente fu accettata la rinunzia più agevolmente di quello che si doveva da

    videt, bonum scilicet aliquod videri impune posse omitti. Sed tamen malitiose hoc fit, quando quod omittitur in locum incidit, qui ad historiam pertinet. Illibenter enim laudare non est, quam libenter vituperare, honestius, fortasse etiam turpius„. Plutar. de Herod. Malignit.

  1. Id ibid. „Quartum ergo signum est ingenii in historia scribenda parum aequi, cum duo sunt aut plures una de re sermones, deteriorem amplecti. . . Ac de rebus, quas gestas fuisse constat, caussa autem et institutum actionis in obscuro est; malignus est, qui in deteriorem partem conjecturas facit . . . tum qui praeclaris factis caussam subjiciunt vitiosam, calumniandoque in sinistras abducunt suspiciones de latente ejus, qui rem gessit, consilio; quando ipsum factum palam vituperare non possunt.... hos liquet ad summam invidentiam et nequitiam nihil sibi fecisse reliquum„.
  2. Orat. 19. p. 78.