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la quale riproducendosi ora dal Sig. de Gibbon non recherà maraviglia s’ei tace, e che i personaggi più riguardevoli della città, portatisi da Gregorio a scongiurarlo, piangendo, di non abbandonare il suo popolo, lo intenerirono con le loro lacrime, ma non lo piegarono1; e che i più gravi membri del Sinodo non tanto per il disordinato procedere contro Paolino, quanto per non udire la proposizion di rinunzia del Nazianzeno, si chiuser le orecchie, batteron le mani, e si separaron dagli altri; e qual giudizio per fine formi un istorico (da lui sovente allegato, ma non già in un tal fatto) di quest’azione, la quale fu certamente una delle più eroiche in tutta la Storia Ecclesiastica2. Ma se il Sig. Gibbon avesse indicati tai fatti, io avrei molto men ragione di asserire, che egli si trova delineato in Plutarco.

Lo scrittore di cui parla quel Savio, debbe intrudere nella sua storia, benchè poco a proposito (e qui rammentatevi, che il Sig. Gibbon si propone di far la storia della decadenza e rovina dell’Impero Romano) le disavventure, le azioni vituperevoli, e le scelleraggini delle persone3, e per lo contrario dee omettere

  1. Carm. I. p. 30.
  2. Sozom. L. 7. c. 7 ex Vales. Ac mihi quidem sapientissimum hunc virum tum ob alla multa, cum maxime in hoc negotio mirari subit. Nam neque fasta elatus propter facundiam, nec inanis gloriae studio ei Ecclesiae praesidere concupivit, quam pene extinctam ac mortuam ipse regendam susceperat. Sed reposcentibus Episcopis depositum reddidit, nihil de multis laboribus conquestus, nihil de periculis, quae adversus haereses decertans subierat etc.„ V. Tillem. Tom. I. Mem. Eccl. p. 479. e Basnage Annal. V. III p. 76. ec.
  3. „Jam quod ab altera parte huic respondet, nemo non