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solo scrutatore dei cuori umani, del Nazianzeno medesimo1. Ma quelle, mi si dirà, son parole. Son parole, egli è vero, ma dimostrate per sincerissime da una serie costante di azioni, che son quei frutti, dai quali siamo istruiti a discernere la santità dall’ipocrisia. Non vi volle forse tutta la violenza e la tenerezza di un genitore cadente per trar Gregorio dalla sua solitudine, ed indurlo2 a divider con esso il governo della nativa sua diocesi? E non protestossi, nell’occasione di arrendersi a tai premure, di non volergli succedere in conto alcuno dopo la morte, protesta che ei rinnovò alla presenza dei Vescovi, i quali assisterono ai funerali del padre defunto, contestandone l’ingenuità e colle replicate suppliche per far eleggere il nuovo Pastore a Nazianzo3, e colla sua ritirata nel Monastero di S. Tecla e Seleucia?

Ma che forse non accettò l’onorevole invito, che gli fu fatto dal partito ortodosso di Costantinopoli? Sì lo accettò; ma fu di mestiero svellerlo a forza dal suo ritiro, dov’ei ritrovava le sue delizie4. Sì lo accettò; ma per terger le lagrime di tanti fedeli5, che si dolevano della sua renitenza: lo accettò finalmente, ma non già prima che molti tra i suoi amici medesimi6 lo riprendessero e lo condannassero come poco curante del ben della Chiesa7.

  1. Leggete di grazia la sua Oraz. Apologetica. Tom. I. Orat. I.
  2. Carm. I. p. 8. 9. Carm. VI. p. 74. Orat. 8. p. 147-48.
  3. Carm. I. p. 9. Epist. 65. p. 824. Epist. 222. p. 900.
  4. Orat. 25. p. 439.
  5. Ep. 222 p. 910.
  6. Ep. 14 p. 777.
  7. Tillem. Mem. Ecclesiastic. Tom. IX. p. 412 T. IV.