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credenza. Vediamo se il Sig. Gibbon usa un cotal modo tanto coi Padri Greci che coi Latini. Basilio e Gregorio Nazianzeno (egli dice) eran distinti sopra tutti i loro contemporanei per la rara unione di profana eloquenza e di ortodossa pietà. Essi avevano coltivato i medesimi studj liberali nelle scuole di Atene, si erano ritirati con egual divozione alla solitudine... e pareva totalmente spenta ogni scintilla di emulazione e d’invidia nei santi ed ingenui petti di Gregorio e Basilio. Ma che? l’esaltazion di Basilio alla sede Archiepiscopale di Cesarea scuoprì al Mondo, e forse a lui medesimo l’orgoglio del suo carattere. Il primo favore, che Basilio fece all’amico, fu preso per un insulto, e s’ebbe forse l’intenzione di farlo. Invece d’impiegare i sublimi talenti di Gregorio in qualche utile e cospicuo posto, l’altiero Prelato (Basilio) diè il Vescovado del miserabil villaggio di Sasima al Nazianzeno: e questi dopo di essersi sottomesso con ripugnanza a tale umiliante esilio, e dopo di aver ajutato il proprio padre nel governo della nativa sua Chiesa, conoscendo bene di meritare un’altra udienza ed altro teatro, accettò con lodevole ambizione l’onorevole invito, che gli fu fatto dal partito ortodosso di Costantinopoli. L’istesso Gregorio sotto il modesto velo d’un sogno descrive il proprio buon successo nella predicazione, che ivi ebbe, con qualche umana compiacenza; ivi il Santo, che non avea superate le imperfezioni dell’umana virtù, fu profondamente sensibile al mortificante riflesso, che l’entrar che fece nell’ovile era piuttosto da lupo che da pastore: ivi infine dopo molto l’orgoglio o l’umiltà gli fece evitare una contesa, che avrebbe potuto imputarsi ad ambizione ed avarizia, e propose pubblicamente, non senza qualche dose di sdegno, di rinun-