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388 | storia della decadenza |
e dei fanatici dottori della scuola Platonica dimostrano le animosità più furiose, e contengono le più aspre invettive contro i sentimenti e la condotta dei vittoriosi loro avversari. Se questi audaci libelli erano pubblicamente noti, noi dobbiamo applaudire il buon senso dei Principi Cristiani, che riguardavano con riso e disprezzo gli ultimi sforzi della superstizione e della disperazione1. Ma rigorosamente s’eseguivano le leggi Imperiali, che proibivano i sacrifizi e le ceremonie del Paganesimo, ed ogni momento contribuiva a distruggere l’autorità d’una religione, ch’era sostenuta dall’uso piuttosto che dalle prove. Può segretamente nutrirsi la devozione del poeta o del filosofo per mezzo delle preghiere, della meditazione e dello studio; ma sembra che l’esercizio del Culto pubblico sia l’unico solido fondamento delle opinioni religiose del popolo, che traggono la loro forza dall’imitazione e dall’abito. L’interrompimento di tal pubblico esercizio può nel corso di pochi anni condurre a fine l’importante opera di una rivoluzion nazionale. Non può lungamente conservarsi la memoria delle opinioni teologiche senza l’artificiale aiuto dei Sacerdoti, dei tempj e dei libri2.
- ↑ Ciò non ostante, i Pagani dell’Affrica si dolevano che i tempi non permettessero loro di risponder con libertà alla città di Dio: nè S. Agostino (V. 26.) contraddice all’accusa.
- ↑ I Mori della Spagna, che conservarono segretamente la religione Maomettana per più d’un secolo, onde evitare il rigore dell’inquisizione, avevano il Koran, coll’uso loro proprio della lingua Arabica. Vedasi la curiosa ed ingenua storia della loro espulsione appresso Geddes, Miscell. vol. I. p. 1-198.
no. L’opera di lui dev’essere andata in giro privatamente, poichè ha scansato le invettive degli Istorici Ecclesiastici anteriori ad Evagrio (l. III. c. 40. 42.) che visse verso il fine del sesto secolo.