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376 | storia della decadenza |
d’Iside e celeste Monarca dell’Egitto. Alessandria che se ne attribuiva la special protezione, si gloriava del nome di città di Serapide. Il suo tempio1, rivale della sublimità e magnificenza del Campidoglio, era stato eretto sulla spaziosa cima di un’artefatta montagna innalzata cento passi sopra il piano delle altre parti della città, e l’interiore cavità di essa veniva stabilmente sostenuta da archi, e divisa in volte ed in sotterranei quartieri. Era circondato il sacro edifizio da un portico quadrangolare; le magnifiche sale, e le squisite statue vi spiegavano il trionfo delle arti, e si conservavano i tesori dell’antica dottrina nella famosa libreria d’Alessandria, ch’era con nuovo splendore risorta dalle sue ceneri2. Poscia che gli editti di Teodosio ebbero severamente proibito i sacrifizi dei Pagani, essi erano tuttavia tollerati nella città e nel tempio di Serapide; e questa singolare condiscendenza fu imprudentemente attribuita a’ superstiziosi terrori dei Cristiani medesimi, come se temessero d’abolire quegli antichi riti, che soli assicurar potevano le inondazioni
- ↑ Ammiano XXII. 26. L’Expositio totius mundi (p. 8. in Geog. Minor. d’Hudson. Tom. III), e Ruffino (l. II. c. 22) celebrano il Serapeo come una delle maraviglie del mondo.
- ↑ Vedi Memoir. de l’Acad. des Inscr. Tom. IX p. 197-416. La vecchia libreria de’ Tolomei fu totalmente consumata nella guerra Alessandrina di Cesare. Marc’Antonio diede tutta la collezione di Pergamo (200000 volumi) a Cleopatra per servir di fondamento alla nuova libreria d’Alessandria.
Tom. I. 1. I. p. 31. edit. Wessel.), ed il medesimo ordine si osserva nel trattato di Plutarco d'Iside e d' Osiride, che esso identifica con Serapide.