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dell'impero romano cap. xxviii. 375

stato uno degli Dei naturali, o de’ mostri che uscirono dal fertil suolo del superstizioso Egitto1. Il primo de’ Tolomei aveva ricevuto ordine in sogno di portare in Egitto quel misterioso straniero dalla costa del Ponto, dov’era stato per lungo tempo adorato dagli abitanti di Sinope; ma si conoscevano tanto imperfettamente gli attributi ed il regno di esso, che divenne un soggetto di disputa, se rappresentasse il lucido globo del giorno o il tenebroso Monarca delle sotterranee regioni2. Gli Egizj, che erano attaccati ostinatamente alla religione dei loro padri, non vollero ammettere dentro le mura delle loro città questa divinità forestiera3. Ma gli ossequiosi Sacerdoti, che furon sedotti dalla liberalità de’ Tolomei, si sottoposero senza resistenza al potere del Dio del Ponto: gli fu trovata un’onorevol domestica genealogia; e s’introdusse questo fortunato usurpatore nel trono e nel letto d’Osiride4, marito

    in Alessandria avanti e dopo il fatto, può meritar la fede di testimone originale.

  1. Gerardo Vossio (Oper. Tom. V. p. 80 e de Idol. I. c. 29) tenta di sostenere la strana opinione dei Padri, che in Egitto sotto la forma del loro Api, e del Dio Serapide si adorasse il Patriarca Giuseppe.
  2. Origo Dei nondum nostris celebrata. Aegyptiorum Antistites sic memorant. Tacit. Hist. IV. 83. I Greci, che avevan viaggiato in Egitto, parimente ignoravano questa nuova Divinità.
  3. Macrob. Saturnal. l. I. c. 7. Un fatto sì forte prova decisivamente la sua origine straniera.
  4. A Roma furono uniti nel medesimo tempio Iside e Serapide. La precedenza, che avea la Regina, può servire a dimostrare la sua disugual congiunzione con lo straniero del Ponto. Ma era stabilita in Egitto la superiorità del sesso femminile, come una instituzion civile e religiosa (Diodor. Sicul.