350 |
storia della decadenza |
|
Frigido1 o del fiume freddo2. Questo angusto teatro della guerra, circoscritto dalle Alpi e dall’Adriatico, non dava molto luogo alle operazioni della militare perizia; lo spirito d’Arbogaste avrebbe sdegnato un perdono; la sua colpa toglieva ogni speranza di negoziazione; e Teodosio era impaziente di soddisfare la propria gloria e vendetta col punir gli assassini di Valentiniano. Senza considerare gli ostacoli, che la natura e l’arte opponevano ai suoi sforzi, l’Imperatore d’Oriente attaccò subito le fortificazioni dei rivali, assegnò ai Goti il posto d’un onorevol pericolo, e nutriva un segreto desiderio, che la sanguinosa battaglia diminuisse l’orgoglio ed il numero dei vincitori. Diecimila di quegli ausiliari, e Bacurio, Generale degl’Iberi, valorosamente restaron morti sul campo. Ma il loro sangue non servì a comprar la vittoria: i Galli mantennero il vantaggio che avevano, e la sopravvegnente notte protesse la disordinata fuga o ritirata delle truppe di Teodosio. L’Imperatore si riparò sui monti vicini, dove passò una trista notte senza dormire, senza provvisioni, e senza speranze3;
- ↑ Il Frigido, piccolo, quantunque memorabile fiume nella Gorizia, ora chiamato Vipao, si getta nel Sonzio, o Lisonzo sopra Aquileia in distanza di qualche miglio dal mare Adriatico. Vedi Danville Cart. Antich. Mod. e l’Italia Antiqua del Cluverio Vol. I. p. 188.
- ↑ Lo spirito di Claudiano è intollerabile: la neve era tinta di rosso; il freddo fiume fumava; ed il canale avrebbe dovuto riempirsi di cadaveri, se non si fosse accresciuta la corrente dal sangue.
- ↑ Teodoreto asserisce, che comparvero al vigilante o addormentato Imperatore S. Giovanni e S. Filippo a cavallo. Questo è il primo esempio della cavalleria apostolica, che divenne poscia sì popolare in Ispagna ed al tempo delle Crociate.