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sulla cima di un alto monte, il Santo Giovanni1, aveva fabbricato con le sue proprie mani un’umil cella, nella quale era dimorato più di cinquant’anni senz’aprire la porta, senza veder la faccia di alcuna donna, e senza gustar cibo, che si fosse preparato per mezzo del fuoco o qualche arte umana. Egli consumava cinque giorni della settimana in preghiere e meditazioni; ma il sabbato e la domenica ordinariamente apriva una piccola finestra, e dava udienza alla folla dei supplicanti, che continuamente vi concorrevano da tutte le parti del Mondo. S’accostò alla finestra in rispettoso portamento l’Eunuco di Teodosio, propose le sue dimande intorno all’evento della guerra civile, ed in breve tornò con un favorevole oracolo, che animò il coraggio dell’Imperatore con la sicurezza d’una sanguinosa ma infallibil vittoria2. Fu preceduto l’adempimento della predizione da tutti quei mezzi, che somministrar poteva l’umana prudenza. Si scelse l’industria dei due generali, Stilicone e Timasio, per compire il numero, e ristabilir la disciplina delle legioni Romane. Marciarono le formidabili truppe dei Barbari, sotto le insegne dei nativi lor Capitani. Erano arrolati al servizio del medesimo Principe l’Ibero, l’Arabo, e il Goto, che si miravan l’un l’al-

  1. Fu descritta la vita di Giovanni di Licopoli da due dei suoi amici, da Ruffino (l. II. c. 1. p. 449) e da Palladio (Hist. Laus. c. 43 p. 738) nella gran Collezione delle Vitae Patrum di Rosvveide. Il Tillemont (Mem. Eccles. T. X. p. 718. 720) ne ha determinata la cronologia.
  2. Sozomeno l. VII. c. 22. Claudiano (in Eutrop. l. I. 311) fa menzione del viaggio dell’Eunuco: ma deride col maggior disprezzo i sogni Egiziani, e gli oracoli del Nilo.