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dell'impero romano cap. xxvii. | 341 |
nità e quella della persecuzione con ugual energia e con uguale successo.
[A. 388-391] Dopo la disfatta e la morte del Tiranno della Gallia, il Mondo Romano restò in possesso di Teodosio. Dalla scelta di Graziano ei traeva l’onorevol suo diritto alle province dell’Oriente: egli aveva acquistato l’Occidente, per mezzo della vittoria, ed i tre anni, che passò nell’Italia, furono utilmente impiegati a ristabilire l’autorità delle leggi, ed a corregger gli abusi, che erano impunemente prevalsi durante l’usurpazione di Massimo e la minorità di Valentiniano. Il nome di questo era inserito regolarmente nei pubblici atti; ma sembrava, che la tenera età e la dubbiosa fede del figliuolo di Giustina esigessero la prudente cura di un custode Ortodosso; e l’ingegnosa ambizione di Teodosio avrebbe potuto escludere l’infelice giovane senza contesa e quasi senza una parola, dall’amministrazione, ed anche dall’eredità dell’Impero. Se Teodosio avesse consultato le rigide massime dell’interesse e della politica, la sua condotta sarebbe stata giustificata dai suoi amici; ma la generosità del suo contegno in questa memoranda occasione ha vinto anche l’applauso dei suoi più inveterati nemici. Ei collocò Valentiniano sul trono di Milano, e senza stipulare alcun presente o futuro vantaggio, gli restituì l’assoluto dominio di tutte le Province, delle quali era stato spogliato dalle armi di Massimo. Alla restituzione dell’ampio suo patrimonio, Teodosio aggiunse il libero e generoso dono dei paesi oltre le Alpi, che il suo fortunato valore avea ricuperati dall’assassino di Graziano1. Contento della gloria che aveva a-
- ↑ Τουτο περι τους ευερλνειας καθηκον εδοξεν ειναι, ciò parve