Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/344

340 storia della decadenza

impiegò i diversi metodi della dolcezza e della severità. Dopo una dilazione di circa otto mesi, fu restituita a Teodosio la comunion dei fedeli; e l’editto, che frappone un salutevole spazio di trenta giorni fra la sentenza e l’esecuzione di essa, può riguardarsi come il degno frutto della sua penitenza1. I posteri hanno applaudito alla virtuosa fermezza dell’Arcivescovo, e l’esempio di Teodosio può servire a provare la vantaggiosa influenza di quei principj, che possono sforzare un Monarca, superiore ai timori delle pene umane, a rispettare le leggi e i ministri d’un Giudice invisibile. „Un Principe (dice Montesquieu) sul quale hanno forza le speranze ed i timori della religione, si può paragonare ad un leone, docile soltanto alla voce ed alla mano del suo custode„2. I moti dunque di una reale fiera dipenderanno e dall’inclinazione e dall’interesse dell’uomo, che ha acquistato una sì pericolosa autorità sopra di essa, ed il sacerdote, che ha nelle mani la coscienza di un Re, può accenderne o moderarne le ardenti passioni. Il medesimo Ambrogio ha sostenuto la causa dell’uma-

    da Agostino (de civ. Dei v. 26), e da Paolino (in vit. Ambros. c. 24). Socrate è ignorante, e Sozomeno (l. VII. c. 25) succinto; e bisogna servirsi con cautela della copiosa narrazione di Teodoreto.

  1. Cod. Theod. l. IX. tit. 40. leg. 13. La data e le circostanze di questa legge portano seco delle difficoltà; ma io mi sento inclinato a favorire gli onesti sforzi del Tillemont (Hist. des Emp. Tom. V. p. 721), e del Pagi, (Crit. Tom. I. p. 158).
  2. Un prince, qui aime la religion, et qui la craint, est un lion qui cède à la main qui le flatte, ou à la voix qui l’appaise. Esprit des loix I. XXIV. c. 2.