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dell'impero romano cap. xxvii. 339

solo reo d’omicidio, ma ancor d’adulterio. „Tu hai imitato Davide nel delitto, imitalo dunque nella penitenza„: tale fu la risposta dell’inflessibile Ambrogio. Si accettarono le rigorose condizioni del perdono e della pace; ed è riportata la pubblica penitenza dell’Imperator Teodosio come uno dei più onorevoli avvenimenti negli annali della Chiesa. Secondo le regole più moderate della disciplina ecclesiastica, ch’era in vigore nel quarto secolo, s’espiava il delitto d’omicidio con la penitenza di vent’anni1; e siccome nel corso della vita umana era impossibile di purgare il moltiplice reato della strage di Tessalonica, il delinquente avrebbe dovuto escludersi dalla santa comunione fino all’ora della sua morte. Ma l’Arcivescovo, consultando le massime di una religiosa politica, accordò qualche indulgenza al grado dell’illustre penitente, che umiliò fino alla polvere la sublimità del diadema, e potè ammettersi la pubblica edificazione come un forte motivo per abbreviar la durata della sua pena. Era abbastanza, che l’Imperator dei Romani, spogliato delle insegne Reali, comparisse nella positura di dolente e di supplichevole, e che in mezzo alla Chiesa di Milano umilmente chiedesse, con singhiozzi e con lacrime, il perdono delle sue colpe2. In questa cura spirituale, Ambrogio

  1. Secondo la disciplina di S. Basilio (can. 56), l’omicida volontario per quattro anni era piangente: cinque audiente, sette prostrato; e quattro consistente. Io ho l’originale (Beveridge Pand. Tom. 2. p. 47, 151) ed una traduzione (Chardon Hist. des Sacrem. T. 4, p. 219-277) delle Epistole Canoniche di S. Basilio.
  2. La penitenza di Teodosio viene autenticamente descritta da Ambrogio (Tom. VI. de obit. Theod. c. 34. p. 1207),