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storia della decadenza |
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passionevoli sulle calamità del popolo; e riverentemente dieder orecchio alle pressanti sollecitazioni dei monaci e degli eremiti, che scesero a sciami dalle montagne1. Ellebico e Cesario si lasciarono persuadere a sospendere l’esecuzione di lor sentenza; e fu convenuto, che il primo restasse in Antiochia, mentre l’altro tornava con tutta la possibil celerità a Costantinopoli, ed arrischiavasi di consultare un’altra volta la volontà del Sovrano. L’ira di Teodosio erasi già calmata; tanto il Vescovo che l’oratore, deputati del popolo, avevano avuto una favorevole udienza; ed i rimproveri dell’Imperatore eran piuttosto le querele d’una ingiuriata amicizia, che le fiere minacce dell’orgoglio e del potere. Fu accordato un libero e general perdono alla città ed a’ cittadini d’Antiochia; s’apriron le porte della prigione; i Senatori, che disperavano delle proprie vite, ricuperarono il possesso delle case e dei beni loro; ed alla capitale dell’Oriente fu restituita l’antica sua dignità e lo splendore. Teodosio degnossi perfino di lodare il Senato di Costantinopoli, che avea generosamente intercesso pei propri angustiati fratelli; premiò l’eloquenza di Ilario col governo della Palestina; e licenziò il Vescovo d’Antiochia coll’espressioni più tenere di rispetto e di gratitudine. S’eressero mille nuove statue alla clemenza di Teodosio; l’applauso dei sudditi veniva confermato dall’approvazione del proprio suo cuore; e l’Imperatore confessò, che se l’esercizio della giustizia è il più importante dovere d’un Sovrano la
- ↑ Grisostomo contrappone il loro coraggio, che non portava seco gran rischio, alla codarda fuga dei Cinici.