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dell'impero romano cap. xxvii. 331

cea1. Chiusi furono i bagni, i teatri ed il circo; ed affinchè rimanesse nell’istesso tempo sospesa ogni sorgente di abbondanza e di piacere, fu abolita dalle rigide istruzioni di Teodosio la distribuzione del grano. Si procedè in seguito da’ commissari di esso ad investigare la colpa di ciascheduno, sì di quelli che distrutto avevano le sacre statue, che di quelli che non l’aveano impedito. S’alzò in mezzo del Foro il tribunale di Ellebico e di Cesario, circondato da soldati armati. Comparivano in catene avanti di loro i più nobili e più ricchi cittadini d’Antiochia, s’accompagnava l’esame dall’uso della tortura, e secondo il giudizio di quegli straordinari Magistrati veniva pronunziata o sospesa la lor sentenza. Le case dei rei furono esposte alla vendita, le loro mogli e figliuoli furono ad un tratto ridotti dall’abbondanza e dal lusso alla più abbietta miseria; e si aspettava, che una sanguinosa esecuzione finisse gli orrori d’un giorno2, che il predicatore d’Antiochia, l’eloquente Grisostomo, ha rappresentato come una viva immagine dell’ultimo ed universal giudizio del Mondo. Ma i Ministri di Teodosio eseguivano con ripugnanza il crudele uffizio che era stato loro commesso: spargevano lacrime com-

  1. Laodicea sulla costa marittima, settantacinque miglia distante da Antiochia (vedi Noris Epoch. Syro-Maced. Diss. 3. p. 230). Gli Antiocheni si stimarono offesi, che la città di Seleucia, lor dipendente, ardisse d’interceder per loro.
  2. Siccome i giorni del tumulto dipendono dalla festa mobile di Pasqua, essi non si posson determinare, se non ne venga prima fissato l’anno. Dopo ricerche assai laboriose si è preferito l’anno 387 dal Tillemont (Hist. des Emper. Tom. V. p. 741. 744), e dal Montfaucon (Chrys. T. XIII. p. 105-110).