Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/331


dell'impero romano cap. xxvii. 327

sato, che tal Monarca era il custode più fedele della felicità e della dignità del popolo Romano1.

Pure l’occhio penetrante del fondatore della Repubblica avrebbe dovuto discernere due imperfezioni essenziali, che avrebber forse diminuito il recente suo amore pel dispotismo. Il virtuoso animo di Teodosio spesse volte si rilassava per indolenza2, e qualche volta infiammavasi dalla passione3. L’attivo coraggio di lui era capace degli sforzi più vigorosi, quando si trattava d’ottenere un oggetto importante; ma tosto che avea eseguito il suo disegno, o superato il pericolo, l’eroe s’abbandonava ad un non glorioso riposo, e dimenticatosi che il tempo d’un Principe è dovuto al suo popolo, si dava tutto al godimento degl’innocenti, ma vani piaceri d’una lussuriosa Corte. La natural disposizione di Teodosio era precipitosa e collerica; ed in uno stato, in cui nessuno poteva resistere alle fatali conseguenze dell’ira sua, e pochi sapevano avvertirlo, l’umano Monarca era con ragione agitato dalla coscienza della propria debolezza e della sua forza. Si studiò sempre di sopprimere o di mo-

  1. Pacat. in Paneg. vet. XII. 20.
  2. Zosimo l. IV. p. 271. 272. La sua parziale testimonianza porta seco l’aria di verità e di candore. Ei nota queste vicende di pigrizia e di attività non già come un vizio, ma come una singolarità nel carattere di Teodosio.
  3. Tal collerico temperamento si confessa e si scusa da Vittore. Sed habes (dice S. Ambrogio con decente e viril contegno al suo Sovrano) naturae impetum, quem si quis lenire velit, cito vertes ad misericordiam: si quis stimulet, in magis exsuscitas, ut eum revocare vix possis: (Tom. II. Epist. 51. p. 998), Teodosio (ap. Claudian. in IV. Cons. Hon. 866. etc.) esorta il figlio a moderar la sua collera.