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314 storia della decadenza

piena sommissione, parve ad Ambrogio di minor peso che l’estremo ed urgente pericolo della Chiesa. Egli arditamente ricusò d’obbedire, e tal passo fu sostenuto dall’unanime consenso del suo popolo1. Faceva esso a vicenda la guardia alla persona del proprio Arcivescovo; furono bene assicurate le porte della Cattedrale e del palazzo Vescovile; e le truppe dell’Imperatore, che ne avevan formato il blocco, non ardirono d’arrischiar l’attacco di quella inespugnabil fortezza. I numerosi poveri, che la liberalità d’Ambrogio avea sollevati, abbracciaron questa bella occasione di segnalare lo zelo la gratitudin loro; e siccome avrebbe potuto stancarsi la pazienza della moltitudine per la lunghezza ed uniformità delle notturne vigilie, egli prudentemente introdusse nella Chiesa di Milano l’utile instituzione di un’alta e regolar salmodia. Nel tempo che Ambrogio sosteneva quest’ardua contesa, fu avvertito in sogno a scavar la terra in un luogo, dove più di trecent’anni prima erano state depositate le spoglie dei due martiri, Gervasio e Protasio2. Si trovarono subito sotto il pavimento della Chiesa due perfetti scheletri3 con le teste

  1. Excubabat pia plebs in Ecclesia mori parata cum Episcopo suo.... Nos adhuc frigidi excitabamur tamen civitate attonita atque turbata. August. Conf. l. IX. c. 7.
  2. Tillemont Mem. Eccl. Tom. II. p. 78, 498. Furono consacrate molte Chiese in Italia, nella Gallia ec. a quest’incogniti Martiri, fra’ quali sembra che S. Gervasio sia stato più fortunato del suo compagno.
  3. Invenimus mirae magnitudinis viros duos, ut prisca aetas ferebat. Tom. II. epist. XXII. p. 875. La grandezza di questi scheletri era fortunatamente o artificiosamente adattata al popolar pregiudizio della successiva decadenza della