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306 storia della decadenza

casione la causa della tolleranza. Essi compassionarono quegl’infelici che avevan sofferto il supplizio a Treveri; ricusarono di comunicare coi loro Episcopali uccisori; e se Martino deviò da tal generosa risoluzione, lodevoli ne furon le cause, ed il pentimento esemplare. I Vescovi di Tours e di Milano pronunciarono, senza esitare, l’eterna dannazione degli eretici; ma restarono sorpresi e scossi dalla sanguinosa immagine della morte lor temporale, e gli onesti sentimenti della natura resisterono agli artificiali pregiudizi della teologia. L’umanità di Ambrogio e di Martino fu confermata dalla scandalosa irregolarità dei processi fatti contro Priscilliano ed i suoi aderenti. I ministri civili ed ecclesiastici avevano oltrepassato i limiti delle respettive loro Province. Il giudice secolare aveva ricevuto un appello, e pronunziata una sentenza definitiva in materia di fede e di giurisdizione Episcopale. I Vescovi s’erano disonorati esercitando l’uffizio di accusatori in una causa criminale. La crudeltà d’Itacio1, che vide le torture, e sollecitò la morte degli Eretici, provocò il giusto sdegno del Mondo: ed i vizi di quel malvagio Vescovo si risguardarono come una prova, che il suo zelo fosse inspirato da sordidi motivi d’interesse. Dopo la morte di Priscilliano si son raffinati e ridotti a

    dialoghi (III.15). Martino pwrò fu ripreso dalla propria coscienza e da un Angelo; nè potè in seguito far dei miracoli sì facilmente.

  1. Tanto il Prete Cattolico (Sulpic. Sev. l. II. p. 448) quanto l’Oratore Pagano (Pacat. in Paneg. vet. XII. 29) disapprovano con uguale indignazione il carattere e la condotta d’Itacio.