Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/309


dell'impero romano cap. xxvii. 305

andava girando pel Mondo in compagnia delle sue spirituali sorelle, veniva accusato di pregar tutto nudo in mezzo alla congregazione, ed arditamente asserivasi, che era stato soppresso il prodotto del suo reo commercio con la figlia d’Eucrocia per mezzi anche più odiosi e malvagi. Ma un’esatta o piuttosto ingenua ricerca farà conoscere, che se i Priscillianisti violavano le leggi di natura, ciò avveniva non già per la dissolutezza, ma per l’austerità del vivere. Essi condannavano assolutamente l’uso del letto maritale, e spesso disturbavasi la pace delle famiglie da indiscrete separazioni. Prescrivevano o commendavano una totale astinenza da ogni cibo animale, e le continue loro preghiere, digiuni e vigilie inculcavano una regola di stretta e perfetta devozione. Le opinioni speculative di questa Setta intorno alla persona di Cristo ed alla natura dell’anima umana erano tratte dal sistema Gnostico o Manicheo; e questa vana filosofia, che dall’Egitto erasi trasferita nella Spagna, era male adattata agli spiriti più grossolani dell’Occidente. Gli oscuri discepoli di Priscilliano soffrirono, languirono, ed appoco appoco disparvero; le sue opinioni rigettate furono dal Clero e dal popolo: ma la sua morte diede motivo ad una lunga ed ardente controversia, mentre alcuni attaccavano, altri applaudivano la giustizia di tale sentenza. Noi possiamo osservar con piacere l’umana incoerenza dei Santi e dei Vescovi più illustri, d’Ambrogio di Milano1, e di Martino di Tours2, i quali sostennero in quest’oc-

  1. Ambrog. Tom. II. epist. 24. P. 891.
  2. Sulpizio Severo nell’Istoria Sacra, e nella vita di S. Martino usa qualche cautela; ma si dichiara più liberamente nei