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storia della decadenza |
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invece d’esser vinto, traeva forza e vigore dall’oppressione, essi presero il primo momento d’imperfetta libertà, che si ripresentò loro per la morte di Valente, e formarono una regolar congregazione, sotto la condotta di Pastore Episcopale. Basilio e Gregorio Nazianzeno1, ambidue nativi di Cappadocia, eran distinti sopra tutti i loro contemporanei2 per la rara unione di profana eloquenza e d’ortodossa pietà. Questi Oratori, che arrivarono alle volte a paragonarsi da se stessi e dal Pubblico ai più celebri degli antichi Greci, erano uniti fra loro coi vincoli della più stretta amicizia. Essi avevan coltivato con uguale ardore i medesimi studi liberali nelle scuole d’Atene; s’erano ritirati con ugual divozione alla solitudine stessa nei deserti del Ponto; e pareva totalmente spenta ogni scintilla d’emulazione o d’invidia nei santi ed ingenui petti di Gregorio e di Basilio. Ma l’esaltazione di Basilio da una vita privata alla sede Archiepiscopale di Cesarea, scuoprì al Mondo, e forse a lui medesimo l’orgoglio del suo carattere; ed il primo favore, che egli condiscese a fare al suo amico, fu preso per un
- ↑ Io mi confesso altamente obbligato alle due vite di Gregorio Nazianzeno, composte, con molto diverse mire dal Tillemont (Mem. Eccles. Tom. IX. p. 305-560, 695-741) e dal Le Clerc. (Bibliot. Univ. Tom. XVII. p. 1. 128).
- ↑ A meno che Gregorio Nazianzeno non abbia fatto l’error di trent’anni nella sua propria età, egli era nato, ugualmente che Basilio, suo amico, circa l’anno 329. L’anticipata cronologia di Suida si è ricevuta favorevolmente, perchè toglie lo scandalo, che il padre di Gregorio, ancor egli santo, generasse figli dopo d’esser divenuto Vescovo (Tillemont Mem. Eccles. Tom. IX. p. 693-769).