Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/284

280 storia della decadenza

pressanti e pietose istanze del fratello Valentiniano1. La morte dell’Imperatore fu seguita da quella del potente suo generale, Mellobaude Re dei Franchi, il quale fino all’ultimo istante della sua vita mantenne quell’ambigua riputazione, che è la giusta ricompensa dell’oscura e sottile politica2. Tali esecuzioni poterono forse esser necessarie per la pubblica sicurezza; ma il fortunato usurpatore, il cui potere fu riconosciuto da tutte le Province dell’Occidente, ebbe il merito e la soddisfazione di vantare, che ad eccezione di quelli che eran periti nella battaglia, il suo trionfo non fu macchiato dal sangue Romano3.

Le avventure di questa rivoluzione si succederono con tanta rapidità, che sarebbe stato impossibile per Teodosio di marciare in aiuto del suo benefattore,

  1. Zosimo (l. IV. p. 248. 249) ha trasferito la morte di Graziano da Lugdunum (Lione) nella Gallia a Singidunum nella Mesia. Possono rilevarsi alcuni cenni dalle Croniche, e scuoprirsi alcune falsità in Sozomeno (l. VII. c. 13) ed in Socrate (l. V. c. 11). Ambrogio è la nostra guida più autentica (Tom. I. Enarrat. in Psalm. 61. p. 961. Tom. II. Epist. 24. p. 888, ec. et de Obitu. Valent. Consol. n. 28. p. 1182).
  2. Pacato (XII. 68) celebra la fedeltà di Mellobaude, mentre nella Cronica di Prospero si nota il suo tradimento come la causa della rovina di Graziano. Ambrogio, che ha motivo di pensare a scolpare se stesso, non condanna che la morte di Vallio, servo fedele di Graziano (Tom. II. ep. 24 p. 891. Ed. Benedict.)
  3. Egli si protesta, nullum ex adversariis nisi in acie occubuisse: Sulpic. Sever. in vit. B. Martin, a. 23. L’orator di Teodosio accorda una ripugnante, e pure autorevol lode alla clemenza di Massimo: si cui ille, pro ceteris sceleribus suis, minus crudelis fuisse videtur. Paneg. vet. XII. 28.