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dell'impero romano cap. xxvii. 279

stile avvicinamento loro pose in agitazione l’Imperatore nella pacifica sua residenza di Parigi; ed i dardi, che egli oziosamente impiegava contro gli orsi ed i leoni, avrebber potuto con più onore adoprarsi contro i ribelli. Ma i deboli suoi sforzi annunziavano il degenerato animo e la disperata situazione di esso; e lo privarono de’ ripieghi, che pure avrebbe potuto trovare nel soccorso de’ propri sudditi e degli alleati. Le truppe della Gallia, invece d’opporsi alla marcia di Massimo, lo riceverono con liete e leali acclamazioni; e la vergogna della diserzione passò dal Popolo al Principe. I soldati, che per la lor situazione erano più immediatamente addetti al servizio del palazzo, abbandonarono lo stendardo di Graziano, la prima volta che fu spiegato nelle vicinanze di Parigi. L’Imperator d’Occidente fuggì verso Lione con un treno di soli trecento cavalli, e nelle città lungo la strada, nelle quali sperava di trovare un rifugio o almeno un libero passo, apprese con crudele esperienza, che ogni porta è chiusa per gli sfortunati. Contuttociò egli avrebbe potuto giunger sicuro negli stati del suo fratello, e tosto ritornar con le forze dell’Italia e dell’Oriente, se non si fosse lasciato fatalmente ingannare dal perfido Governatore della Provincia Lionese. Graziano fu trattenuto dalle proteste di una dubbiosa fedeltà e dalle speranze di un soccorso, che non poteva esser efficace, finattantochè l’arrivo di Andragazio, Generale della cavalleria di Massimo, pose fine al suo inganno. Questo risoluto uffiziale eseguì senza rimorso gli ordini o le intenzioni dell’usurpatore. Nell’alzarsi da cena, Graziano fu dato nelle mani dell’assassino: e fu negato fino il suo corpo alle