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268 | storia della decadenza |
Non ostanti questi speciosi argomenti e queste grate speranze, ogni occhio illuminato chiaramente vedeva, che i Goti sarebbero lungamente restati nemici, e ben presto sarebber divenuti conquistatori del Romano Impero. Il rozzo ed insolente loro contegno esprimeva il disprezzo, che avevano dei cittadini e dei provinciali, che impunemente insultavano1. Teodosio fu debitore del buon successo delle sue armi allo zelo ed al valore dei Barbari, ma era precaria la loro assistenza; e qualche volta furono indotti da una ribelle ed incostante disposizione ad abbandonare i suoi stendardi, nel momento in cui v’era maggior bisogno del loro servigio. Nella guerra civile contro Massimo, un gran numero di disertori Goti si ritirò nelle paludose terre della Macedonia; saccheggiarono le addiacenti Province, ed obbligarono l’intrepido Monarca ad esporre la propria persona, e ad esercitar la sua forza per sopprimere la nascente fiamma della ribellione2. Le pubbliche apprensioni venivano confer-
- ↑ Costantinopoli fu privata, mezzo un giorno, della pubblica distribuzione di pane per espiar l’uccisione d’un soldato Gotico: κυουντες τον Σκυθικον etc. (aver ammazzato uno Scita) fu il delitto del popolo. Liban. Orat. VII. p. 394. Edit. Morel.
- ↑ Zosimo t. IV. p. 267. 271. Egli racconta una lunga e ridicola storia dell’avventuroso principe, che scorse il paese con soli cinque cavalieri, di uno spione che essi scuoprirono, batterono ed uccisero nella capanna di una vecchia ec.
borata e ragionevole apologia, che per altro non è esente dalle puerilità della Greca rettorica. Orfeo potè solo allettare le bestie selvagge della Tracia; ma Teodosio incantò gli uomini e le donne, dai predecessori dei quali Orfeo nell’istesso luogo era stato fatto in pezzi ec.