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rebbe l’applauso d’ogni militare lettore. Le dilazioni di Fabio avevano anticamente salvato la Repubblica; e mentre gli splendidi trofei di Scipione nella campagna di Zama tirano a se gli occhi della posterità, gli accampamenti e le marce del Dittatore frai colli della Campania hanno un ben giusto diritto a quell’indipendente e solida fama, che il Generale non è costretto a dividere nè con la fortuna nè con le truppe. Di tal sorta fu il merito ancor di Teodosio; e la debolezza del suo corpo, che fu molto inopportunamente attaccato da una lunga e pericolosa malattia, non potè opprimere il vigore della sua mente, o deviarne l’attenzione dal pubblico servigio1.

[A. 379-382] La liberazione e la pace delle Province Romane2 fu opera più della prudenza che del valore; la prudenza di Teodosio fu secondata dalla fortuna; e l’Imperatore non mancò mai di trar profitto e vantaggio da ogni favorevole circostanza. Finattantochè il superior genio di Fritigerno conservò l’unione, e diresse i movimenti dei Barbari, la loro forza fu capace della conquista d’un grande Impero. La morte di quell’Eroe, predecessore e maestro del famoso Alarico, liberò

  1. Molti scrittori si fermano assai nella malattia e nella lunga dimora di Teodosio a Tessalonica. Zosimo per diminuir la sua gloria; Giornandes per favorire i Goti; e gli Autori Ecclesiastici per dar luogo al suo Battesimo.
  2. Si paragoni Temistio (Orat. XIV. p. 181) con Zosimo (l. IV. p. 232) con Giornandes (c. XXVII. p. 649) e col prolisso commento del conte di Buat (Hist. des Peupl. Tom. VI. p. 477-552). Le Croniche d’Idazio e di Marcellino alludono, in termini generali, a magna certamina, magna multaque praelia. I due epiteti non sono da conciliarsi facilmente.