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242 storia della decadenza


Si esaltò l’orgoglio de’ Goti per questa memorabile vittoria, ma restò sconcertata la loro avidità dalla mortificante scoperta, che la più ricca porzione delle spoglie Imperiali era stata riposta dentro le mura di Adrianopoli. Essi affrettaronsi a godere il premio del lor valore; ma s’opposero loro i residui d’un vinto esercito con intrepida fermezza, che fu l’effetto della disperazione e l’unica speranza che avessero di salute. Le mura della città, ed i ripari del campo addiacente, furono guerniti di macchine militari, che scagliavano pietre d’enorme peso, e spaventavano gl’ignoranti Barbari più con lo strepito e con la velocità, che coll’effetto reale della scarica. S’erano uniti nel pericolo e nella difesa i soldati, i cittadini, i provinciali e i domestici del palazzo; tornò rispinto il furioso assalto de’ Goti; le segrete loro arti di perfidia e di tradimento furono scoperte; e dopo un ostinato combattimento di più ore, si ritirarono alle loro tende, convinti per esperienza, che sarebbe stato migliore partito per essi l’osservare il trattato, che il sagace lor Condottiero aveva tacitamente stipulato con le fortificazioni delle grandi e popolate città. Dopo il precipitoso e non politico macello di trecento disertori, atto di giustizia sommamente utile alla disciplina degli eserciti Romani, i Goti levarono sdegnati l’assedio d’Adrianopoli. Lo spettacolo della guerra e del tumulto si convertì ad un tratto in un tacito orrore solingo; immediatamente sparì la moltitudine; i segreti sentieri de’ boschi, e de’ monti eran segnati dalle vestigia de’ fuggitivi tremanti, che cercavan rifugio nelle distanti città dell’Illirico e della Macedonia; ed i fedeli ministri della casa e del tesoro Imperiale cautamente andavano in cerca dell’Imperatore, del quale