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dell'impero romano cap. xxvi. | 239 |
perto di un mucchio di armi spezzate e di laceri corpi, senza potere scuoprir l’infelice lor Principe nè frai vivi nè frai morti. Infatti non potevano essi trovarlo, se vere sono le circostanze, con le quali hanno alcuni Storici riferito la morte dell’Imperatore. La cura de’ suoi ministri condusse Valente dal campo di battaglia in una vicina capanna, dove procuravasi di medicare la sua ferita e di provvedere alla futura salvezza di lui. Ma fu ad un tratto circondato dai nemici quest’umile asilo; tentarono essi di forzarne la porta; ma, provocati da una scarica di dardi scagliati dal tetto, ed impazienti di più indugiare, misero fuoco ad un mucchio di secche legna, e distrussero la capanna insieme coll’Imperatore ed i suoi famigliari. Valente perì nelle fiamme, e non iscampò che un sol giovane, il quale saltando dalla finestra contò la trista novella, ed informò i Goti dell’inestimabile preda, che avevan perduto per causa della loro inconsideratezza. Nella battaglia d’Adrianopoli perì un gran numero di prodi e distinti Uffiziali, ed essa uguagliò nell’effettiva perdita, e molto sorpassò nelle fatali conseguenze la disgrazia, che Roma una volta soffrì nei campi di Canne1.
Si trovarono fra i morti due Generali della caval-
- ↑ Nec ulla annalibus praeter Cannensem pugnam ita ad internecionem res legitur gesta. Ammiano XXXI. 13. Secondo il grave Polibio non si salvarono dal campo di Canne più di 670 cavalli e di 3000 fanti; 10000 ne furono fatti schiavi; ed il numero degli uccisi ascese a 5630 cavalli e 70000 fanti: Polib. T. III. p. 371. Edit. Casaub. 8. Tito Livio (XXII. 49.) è un poco men sanguinoso: ei riduce la strage a 2700 cavalli ed a 40000 fanti. Fu supposto, che l’esercito Romano fosse composto di 87200 uomini effettivi (XXII. 36).