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dell'impero romano cap. xxvi. 229

gran corpo de’ suoi nazionali, che obbediva ad Alateo ed a Safrace, custodi del fanciullo loro Sovrano; il sentimento del comune loro interesse fece sospendere la lunga animosità delle rivali tribù; si associò sotto un solo stendardo la parte indipendente della nazione; e sembra che i Capitani degli Ostrogoti cedessero al superior genio del Generale de’ Visigoti. Ottenne il formidabile aiuto dei Taifali, la militar fama dei quali era disonorata e avvilita dalla pubblica infamia dei domestici loro costumi. Ogni giovane, all’entrar che faceva nel Mondo, era unito con vincoli di onorevole amicizia e di brutale amore a qualche guerriero della tribù; nè sperar potea di restar libero da questa non natural connessione, finattantochè non avesse provata la sua virilità coll’uccidere da solo a solo un grand’orso o un selvaggio cignale1. Ma i più potenti ausiliari dei Goti si trassero dal campo di quegli stessi nemici, che gli avevano espulsi dalle native lor sedi. La libera subordinazione, ed i vasti territorj degli Unni e degli Alani differivano le conquiste, e dividevano i consigli di quei popoli vittoriosi. Più Orde furono allettate dalle generose promesse di Fritigerno, e la rapida cavalleria della Scizia aggiunse peso ed energia ai costanti e

  1. Hanc Taifalorum gentem turpem et obscoena vita flagitiis ita accipimus mersam, ut apud eos nefandi concubitus foedere copulentur mares puberes aetatis viriditatem in eorum pollutis usibus consumpturi. Porro si qui jam adultus aprum exceperit solus: vel interemit ursum immanem, colluvione liberatur incesti: Ammiano XXXI 9. In simil guisa fra’ Greci, e più specialmente fra i Cretesi i santi vincoli dell’amicizia eran confermati e macchiati da un amore contro natura.