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tale la resistenza, la fuga ineseguibile, e la paziente sommissione della disperata innocenza rare volte trovava pietà nei Barbari conquistatori. Nel corso di tali depredazioni si restituirono agli abbracciamenti degli afflitti genitori in gran numero i figli dei Goti, che erano stati venduti per ischiavi, ma questi teneri incontri, che avrebbero dovuto ravvivare nei loro animi e far loro gustare qualche sentimento di umanità, non tendevano che a stimolare la nativa loro fierezza col desiderio della vendetta. Essi con grande attenzione prestavano orecchio ai lamenti dei loro figli, che nella schiavitù avean sofferto le più crudeli indegnità dalle licenziose o ardenti passioni dei loro padroni; ed usavan le medesime crudeltà, gli stessi indegni trattamenti con gran rigore verso i figli e le figlie dei Romani1.

[A. 377] L’imprudenza di Valente e dei suoi ministri aveva introdotto nel cuor dell’Impero un popolo di nemici; pure si sarebber potuti riconciliare gli animi dei Visigoti mediante un’ingenua confessione dei passati errori, ed un sincero adempimento degli antichi trattati. Sembrava che tali salutari e moderate provvisioni fosser coerenti alla timida disposizione del Monarca orientale; ma in questa sola occasione Valente fece il bravo, e tale inopportuna bravura tornò fatale a lui stesso ed a’ sudditi. Ei dichiarò la sua intenzione di marciare da Antiochia a Costantinopoli per reprimere quella pericolosa ribellione; e siccome conosceva le difficoltà dell’impresa, sollecitò l’assistenza dell’Imperatore

  1. Vedi Ammiano XXXI. 5. 6. L’Istorico della guerra Gotica perde il tempo e la carta con una intempestiva ricapitolazione delle antiche incursioni dei Barbari.