222 |
storia della decadenza |
|
provincia. Qualche tempo avanti questa grand’emigrazione, era stato ricevuto sotto la protezione ed al servizio dell’Impero un numeroso corpo di Goti condotti da Suerido e da Colia1. Erano questi accampati sotto le mura d’Adrianopoli; ma i ministri di Valente desideravano ansiosamente di mandarli di là dall’Ellesponto per allontanarli dalla pericolosa tentazione, a cui potevano sì facilmente esser soggetti per la vicinanza ed il buon successo dei lor nazionali. La rispettosa sommissione, con la quale acquietaronsi all’ordine della loro marcia, avrebbe potuto considerarsi come una prova della lor fedeltà; e la moderata richiesta, che fecero d’un sufficiente sussidio di provvisioni e della dilazione di soli due giorni fu espressa nei termini più doverosi. Ma il primo Magistrato di Adrianopoli, irritato per causa di alcuni disordini commessi nella sua villa, negò di compiacergli, ed armando contro di loro gli abitanti e gli artefici di una popolata città, insistè con ostili minacce nell’immediata loro partenza. I Barbari si rimasero in silenzio e sospesi, finattanto che non furono esacerbati dagl’insultanti clamori e da’ dardi della plebaglia; ma stancata che fu la loro pazienza o non curanza, scagliaronsi contro l’indisciplinata moltitudine, percossero con molte vergognose ferite i dorsi dei fuggitivi loro nemici, e gli spogliarono delle splendide armi2, che erano indegni di portare. La somiglianza delle offese
- ↑ Cum populis suis longe ante suscepti. Noi non sappiamo precisamente la data e le circostanze della loro trasmigrazione.
- ↑ Era stabilita in Adrianopoli una fabbrica Imperiale di scudi ec. ed alla testa del popolo si trovavano i Fabricensi o artefici (Vales. da Ammian. XXXI. 6).