Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/225


dell'impero romano cap. xxvi. 221

uno stretto e vigoroso attacco rupper le file delle Legioni Romane. Lupicino abbandonò le armi e le insegne, i Tribuni ed i più bravi soldati che aveva, nel campo di battaglia; ed il loro inutil coraggio non servì che a proteggere la vergognosa fuga del Capitano. „Quel fortunato giorno pose fine alle angustie dei Barbari ed alla sicurezza de’ Romani; da quel giorno in poi rinunziando i Goti alla precaria condizione di esuli e di stranieri, assunsero il carattere di cittadini e di padroni, s’attribuirono un assoluto dominio sopra i possessori delle terre, e ritennero in lor potere le province Settentrionali dell’Impero, che hanno per confine il Danubio„. Tali son le parole d’un Istorico Goto1, che celebra con rozza eloquenza la gloria dei suoi nazionali. Ma i Barbari non esercitarono il loro dominio, che ad oggetto di predare o di distruggere. Poichè i Ministri dell’Imperatore gli avean privati dei benefizi comuni di natura, e del libero commercio della vita sociale, vendicarono essi tale ingiustizia contro i sudditi dell’Impero, e furono espiati i delitti di Lupicino con la rovina dei pacifici agricoltori della Tracia, coll’incendio dei loro villaggi e con la strage o la schiavitù delle innocenti loro famiglie. Tosto si sparse nei luoghi vicini la nuova della vittoria dei Goti; e riempiendo essa di terrore e di sconcerto gli animi dei Romani, la precipitosa loro imprudenza contribuì ad accrescer le forze di Fritigerno e le calamità della

  1. Giornandes de reb. Getic. c. 26. p. 648. Edit. Grot. Questi splendidi panni (tali considerar si debbono relativamente) senza dubbio son tratti dall’Istorie più estese di Prisco, d’Ablavio o di Cassiodoro.