|
dell'impero romano cap. xxvi. |
201 |
goduto un temporaneo splendore, era la resistenza del Re, che esercitava una legittima autorità sopra un obbediente popolo. Il loro lusso era mantenuto dal lavoro dei Sogdiani; e l’unico vestigio dell’antica loro barbarie era l’uso che obbligava tutti i compagni, alle volte fino al numero di venti, che avevan partecipato della generosità d’un ricco Signore, ad esser sepolti vivi nell’istesso sepolcro di lui1. La vicinanza degli Unni alle Province della Persia gli espose a frequenti e sanguinosi contrasti con la potenza di quella Monarchia. Ma essi rispettavano in tempo di pace la fede dei trattati, ed in guerra i dettami dell’umanità; e la loro memorabil vittoria sopra Perose o Firuz dimostrò la moderazione ugualmente che il valore dei Barbari. Il secondo corpo degli Unni, che appoco appoco s’avanzarono verso il Nord-ovest, fu soggetto ai travagli d’un più freddo clima, e di una marcia più laboriosa. La necessità li costrinse a mutar le sete della China con le pelli della Siberia; si cancellarono in essi gl’imperfetti principj di una vita tendente a civiltà; e la natural fierezza degli Unni divenne maggiore pel commercio con le selvagge tribù, che con qualche ragione paragonate furono alle bestie feroci del deserto. Il loro spirito indipendente rigettò ben presto l’ereditaria successione dei Tangiù; ed essendo ciascheduna Orda governata dai particolari suoi Mursi, la tumultuaria loro assemblea dirigeva i pubblici passi di tutta la nazione. Fino al secolo XII il nome di Grande Ungheria2 provava la
- ↑ Procopio: de Bello Persic. l. I. c. 3. p. 5.
- ↑ Nel secolo decimoterzo il Monaco Rubruguis (che attraversò l’immensa pianura di Kipzak nel suo viaggio alla