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196 storia della decadenza


Due volte si è fatta la conquista della China dalle tribù pastorali del Nord; le forze degli Unni non erano inferiori a quelle dei Mogolli o dei Mantsciù; e la loro ambizione poteva nutrir le più ardenti speranze di buon successo. Ma ne restò umiliato l’orgoglio, ed arrestato il progresso, dalle armi e dalla politica di Vouti1, quinto Imperatore della potente dinastia di Ilan. Nel lungo suo regno di cinquantaquattr’anni, i Barbari delle Province meridionali si sottoposero alle leggi ed ai costumi della China, e furono estesi gli antichi limiti della Monarchia, dal gran fiume di Kiang fino al porto di Canton. Invece di ristringersi alle timide operazioni d’una guerra difensiva, i suoi Luogotenenti penetrarono per più centinaia di miglia nel paese degli Unni. In quegl’immensi deserti, dov’è impossibile formar magazzini, e difficile trasportare una sufficiente quantità di provvisioni, le armate di Vouti furono esposte più volte ad intollerabili travagli; e di centoquarantamila soldati, che marciarono contro i Barbari, soli trentamila tornarono salvi ai piedi del loro Sovrano. Queste perdite però vennero compensate da una splendida e decisiva fortuna. I Generali Chinesi trasser vantaggio dalla superiorità che avevano per la natura delle loro armi, pei loro carri da guerra e per l’aiuto dei Tartari loro alleati. Fu sorpreso il campo del Tangiù in mezzo all’intemperanza ed al sonno: e quantunque il Monarca degli Unni si facesse bravamente strada per le file nemiche, lasciò sopra mille cinquecento dei suoi soldati

  1. Vedi il regno dell’Imperator Vouti nel Kang-Mou Tom. III, p. 1-98. Sembra, che il vario ed incoerente carattere di lui sia imparzialmente delineato.