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dell'impero romano cap. xxvi. |
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e si usò dagl’Imperatori della China, ugualmente che da quei di Roma, il meschino espediente di mascherare un real tributo sotto nome di donativo o di sussidio. Vi restava però un’altra specie di tributo più vergognosa, che violava i sacri sentimenti dell’umanità e della natura. Le fatiche della vita selvaggia, che nell’infanzia distruggono i figli di costituzione meno sana e robusta, formano una notabile sproporzione nel numero dei due sessi. I Tartari sono d’ingrata ed anche deforme figura, e risguardando essi le loro donne come istrumenti delle domestiche fatiche, i desiderj o piuttosto gli appetiti loro si dirigono al godimento di più eleganti bellezze. Una scelta truppa delle più belle fanciulle della China fu annualmente destinata ai rozzi abbracciamenti degli Unni1; e si assicurò l’alleanza dei superbi Tangiu per mezzo del lor matrimonio con le figlie o naturali o adottive della famiglia Imperiale, che invano tentavano di fuggire quella sacrilega unione. È descritta la situazione di queste infelici vittime nei versi d’una Principessa Chinese, che si lagna d’essere stata condannata dai suoi parenti ad un lontano esilio sotto un Barbaro marito; si duole che l’unica sua bevanda era latte inacidito, carne cruda il solo suo cibo, e che una tenda era il suo palazzo; ed esprime con un accento di patetica semplicità il natural desiderio di trasformarsi in uccello per volarsene alla cara sua patria, oggetto delle sue tenere e perpetue brame2.
- ↑ Si fa menzione di una quantità di donne come d’un articolo consueto di trattato o di tributo: Storia della conquista della China fatta dai Tartari Mantsciù, Tom. I. p. 186. 187 con la nota dell’Editore.
- ↑ De Guignes Hist. des Huns Tom. II. p. 62.