Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/197


dell'impero romano cap. xxvi. 193

può trasferirsi al Baikal, capace ricettacolo di acque di più di trecento miglia in lunghezza, che sdegna il modesto nome di Lago1, e che presentemente comunica co’ mari del Nord mediante il lungo corso dell’Angara, del Tonguska e del Genissì. La sommissione di tante remote nazioni potea lusingare l’orgoglio del Tangiù; ma non poteva esser premiato il valore degli Unni, che coll’acquisto del ricco e lussurioso Impero del Mezzogiorno. Nel terzo secolo avanti l’Era Cristiana, fu costrutta una muraglia lunga millecinquecento miglia per difendere le frontiere della China contro le incursioni degli Unni2; ma tale stupendo lavoro, che tiene un luogo cospicuo nella carta del Mondo, non ha mai contribuito alla sicurezza di un popolo non guerriero. La cavalleria del Tangiù era spesse volte composta di dugento o trecentomila uomini, formidabili per l’incomparabil destrezza, con cui maneggiavano gli archi e i cavalli; per l’indurata lor pazienza nel sopportar l’intemperie dell’aria, e per l’incredibil velocità della lor marcia, che rare volte veniva sospesa da torrenti o precipizj, dai fiumi più profondi, o dalle più alte montagne. Si sparsero essi ad un tratto sulla superficie del paese; ed il rapido loro im-

  1. Vedi Isbrand Jves nella collezione d’Harris vol. II. p. 931, i viaggi di Bell vol. I. p. 247-254 e Gmelin nell’Ist. gen. de’ viaggi Tom. XVII. p. 283 329. Notano tutti la volgare opinione, che il mar Santo diviene torbido e tempestoso, se alcuno ardisce di chiamarlo Lago. Questa minuzia grammaticale eccita spesse dispute fra l’assurda superstizione dei marinari e l’assurda ostinazione de’ viaggiatori.
  2. La costruzione della muraglia della China vien mentovata dal Duhalde (Tom. II. p. 45), e dal Guignes (T. II. p. 59).