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dell'impero romano cap. xxvi. |
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o dal mutuo consenso. Ma l’azione costante di varie permanenti cause contribuì ad unire le Orde vaganti in comunità nazionali, sotto il comando d’un supremo Capo. I deboli desideravan soccorso, ed i forti erano ambiziosi di dominio; la potenza, che è il risultato dell’unione, oppresse e raccolse le forze divise delle addiacenti tribù; e siccome i vinti furon liberamente ammessi a partecipare i vantaggi della vittoria, i più valorosi Capi s’affrettarono a costituire se stessi ed i lor seguaci sotto il formidabile stendardo d’una nazione confederata. Il più fortunato frai Principi Tartari assunse il militar comando, al quale aveva diritto per la superiorità del merito o del potere. Egli fu innalzato al trono dalle acclamazioni de’ suoi uguali; ed il titolo di Kan esprime, nel linguaggio dell’Asia Settentrionale, la piena estensione della reale dignità. Fu per lungo tempo ristretto il diritto dell’ereditaria successione al sangue del fondator della Monarchia, e fino al presente tutti i Kan, che regnano, dalla Crimea fino alla muraglia della China, sono i successivi discendenti del famoso Gengis1. Ma siccome è indispensabil dovere d’un Sovrano Tartaro quello di condurre i guerrieri suoi sudditi in campo, spesse volte son trascurati fra loro i diritti d’un fanciullo; ed a qualche regio congiunto, riguardevole per l’età e pel coraggio, s’affida la spada e lo scettro del
- ↑ Vedi il Tomo II. dell’Istoria genealogica dei Tartari, e le liste dei Kan, al fine della vita di Gengis o Zingis. Nel regno di Timur, o Tamerlano, uno de’ suoi soggetti, discendente di Gengis, usava sempre il regio nome di Kan, ed il conquistatore dell’Asia contentossi del titolo d’Emir, o di Sultano. Abulgazi P. V. c. 4. D’Herbelot. Bibl. Orien. p. 878.